Il Moai e la Luna

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No se sabe muy bien si son de piedra
Esas enormes ráfagas de piedra,
Esos antepasados respetables.
Desde lejos parecen de cartón.

El carbono catorce lo dirá.

Ojalá que jamás se determine
Lo que son esas rocas misteriosas.”

Nicanor Parra, “Moais”



Il moai che ha fatto il giro d'Europa e che ora sta a La Serena.
Il moai che ha fatto il giro d'Europa e che ora sta a La Serena.


   Appare un Moai, il primo che vedo è qui nel museo de La Serena.
Questo, che non è tra i più grandi, è stato  anche a Milano, in Spagna, in Francia; dove in vari punti si è rotto ed è stato riparato. Anche lui, come tutti viene dall'isola.
Sempre stare di fronte ad un mistero non significa affatto esserci più vicini, lo si può toccare, si arriva al limite ma non si va dall'altra parte. La forma è un aut-aut ma anche un boh, un falso sfogo.
Per qualsiasi animale non è che un pezzo di pietra.
Nel grande volto e nel tronco di basalto si vede tutto ciò che si vuole, idoli cicladici e kourós; però non c'è parentela se non una certa intenzione, base aurorale comune.
Come qualcosa che stia in alto, nel fondo o dietro, sfondo comune e raro, cifra dell'unicità di ognuno. Come ciò che sempre tutti sognano guardando la luna, misurandola con dita e i telescopi.
Ma cosa dovrà mai dirci che fa la silenziosa Luna?




Questa la luna che ho fotografato dal telescopio di Mamayuca, nella valle del Elqui.
Questa la luna che ho fotografato dal telescopio di Mamayuca, nella valle del Elqui.





   Io e il mio futuro c'interroghiamo, dai due non esce parola e il tempo passa in silenzio, non smettiamo d'interrogarci.
La luna già non è una dea bianca, al moai cieco non crede più nessuno, più non si erge l'uomo uccello.
Simulacro di una civiltà che ha distrutto tutti gli alberi, come un fuoco ha consumato. Niente si spegne definitivamente come un fuoco sacro. Moai di verità come abbaglio di noi. Il moai interroga la luna, nessuno parla.
Con tutto questo passato come si può sapere ciò che verrà.