'Il matto dove lo metto' di Simona

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“« J’ai vécu plusieurs vies, me disait-il à son lit de mort. Je ne vois meme pas ce qui les rattache les unes aux autres. »”
Marguerite Yourcenar, “Archives du Nord”


-Uno spaccato di vita a Gagal-
 

Lungi da noi il voler offendere nessuno, ma usiamo la parola matto perché sta bene con metto!

Circa una settimana fa di ritorno da Keuni, altro villaggio sede di progetto in cui abbiamo a disposizione una piccola casa, scesi dall’auto con i bagagli ci sentiamo dire da lontano “Bien Rentrés!”. A quelle parole noi rispondiamo “merci”, ma ci guardiamo attorno per capire la provenienza di quel saluto, ed in lontananza scorgiamo Benoit, il “matto” del villaggio, che fino ad ora viveva sotto l’albero di fronte alla chiesa, ma da qualche giorno, probabilmente aprofittando dell’assenza degli abitanti della missione, ha deciso di traslocare e sistemarsi sotto la veranda di una della case del centro di formazione, dove peraltro abitiamo noi!

Questo ha suscitato un po’ di preoccupazione in noi perché sappiamo che il “tipo” si procaccia il cibo cacciando topi tutti i giorni e a pochi metri da lui c’é la residenza della nostra principessa Hilde (la nostra antilope)...non so se mi spiego! Magari in una giornata di caccia magra potrebbe anche darsi che curiosi un po’ in giro e che scopra la piccola Hilde, che anche se magra qualcosa puo’ dare! E ha suscitato preoccupazione nei “lavoratori” della missione che li’ proprio non lo vogliono!

Che fare? In fondo lo si puo’ capire, un albero ripara ben poco, soprattutto nei giorni di tempesta! Ogni mattina lo si poteva incontrare sotto l’albero seduto su di uno sgabellino appoggiato al grosso tronco a fiano al suo arco e alle sue frecce e a qualche fagotto contenente chissà cosa. Al saluto non risponde volentieri, sguardo fisso, poco amichevole. Dicono che a volte si avvicina per chiedere una sigaretta....(dejà vu professionale!)...mi pare di aver già vissuto questa scena!




Dicono che non sia di Gagal, ma che provenga da un villaggio lontano di cui non si conosce il nome. Ha scelto Gagal come sua dimora e l’albero di fronte la chiesa come riparo ( a volte anche la chiesa stessa). Alle ripetute richieste di sloggiare, lui risponde che: ”se volete che me ne vada, datemi un altro alloggio”. Mica scemo, conosce il modello del welfare state!

Comunque ora si trova praticamente a casa nostra, lui ha ben arrangiato la porzione occupata, con angolo cottura fatto di una pentola e qualche pietra su cui poggiarla per accendere il fuoco sotto, angolo notte, con una stuoia e....basta! Da qualche giorno pero’ comuncia a fare pulizia attorno, raccoglie noci di karité, sembra voler metter in piedi una micro impresa....staremo a vedere!

La notte pero’ fa un certo che sapere che c’é lui che gira per il cortile e qualche volta bofonchia nell’oscurità. Una strana convivenza, chi l’avrebbe mai immaginato! Forse sono i miei colleghi del Centro di Salute Mentale che per punizione me l’hanno inviato?

La mattina a volte prepara dei mucchietti di foglie e dice che é la colazione per i suoi ospiti, che pero’ non arrivano mai! Intanto la lotta tra poveri continua e dalla veranda scorgo il bambino sordo muto che gira per la missione che attende che Benoit si allontani dalla sua postazione per andare a prendere l’acqua al pozzo, si nasconde dietro un’angolo e appena Benoit sparisce dala visuale, con fare di circospezione si avvicina al tegame e ruba qualcosa che si mette immediataente in bocca (bel coraggio! Visti i menù di casa Benoit)

L’alro giorno abbiamo richiesto l’intervento di due specialisti “scaccia pipistrelli”, perché il nostro controsoffito era diventato per loro un ottimo rifugio, talmente ottimo che la colonia si era moltiplicata; muniti di pompetta spruzza-veleno e di due rami d’albero col fare da “Ghost-Busters” si sono arrampicati sul soffitto passando da una stretta botola. Noi che stavamo giù a guardare ci chiedevamo cosa fossero quei suoni che provenivano dalla soffitta, e dopo ripetuti bang! tap! tunf! ( a dispetto di Hilde che a causa di quei rumori stava impazzendo) Ecco che scendono gli specialisti degli schouve-souri con in mano un sacchetto pieno di vittime ammazzate a colpi di bastone! Comunque sia, ho introdotto questi nuovi personaggi perché loro, appunto, tra una cacciata di shouve- souri e l’altra hanno fatto qualche battuta sul nostro nuovo vicino. Cominciano con il chiederci se abbiamo notato in cosa consiste la colazione di oggi...un cane! Il bel cagnolino che ieri girava per il centro di formazione! E poi...iniziano col narrarci che Benoit é un uomo che viene da un’altra regione, il Logone Occidentale e che arrivo’ qui qualche tempo fa in cerca di avventura; era un pescatore e si recava al marigot (fiumiciattolo di stagione) frequentemente, un po’ troppo a detta dei due. Inatti pescava e pescava; un giorno pesco’ un pesce siluro la cui testa era umana, il quale sembra avesse pure la facoltà di parlare e gli avesse chiesto se davvero era intenzionato a mangiarlo, perché ormai aveva già pescato molto e doveva arrestarsi; Benoit senza pensarci un attimo risponde “OUI”, allora il pesce siluro lo avverte che se avesse osato mangiarlo sarebbe divenuto “dereglé” (svitato); il seguito é facile immaginarlo visto che é diventato veramente “dereglé”!!

All’udire la storia rimaniamo un po’ perplessi, chiediamo spiegazioni sulla ipotetica quanto rara possibilità che si tratti di una favola, ma i due uomini sembrano credere che tale fatto sia veramente accaduto e alla fin fine....Benoit se l’é meritato, pescava troppo, veramente troppo e il pesce siluro, che non perdona, l’aveva avvertito!

Simona.